Storia recente: parole di una signora mettono in crisi la borsa. Al di là di chi le abbia pronunciate – ci sarebbe da dire – e di quale borsa l’abbia subita – bersaglio Italia – sul peso delle parole è bene ragionare.
Primo. Conoscere le parole aiuta.
La maggior parte dei politici parla senza sapere.
L’eloquenza, disciplina del parlare, s’è persa. Non mi riferisco a vana retorica, ma ai fondamenti della cultura classica, per cui parola è in primis etimologia.
Lo saprà il ministro Maionese?
Secondo. Valutare il contesto è fondamentale.
Non si può classificare tutto l’inopportuno con la buonista definizione di gaffe, meglio rappresentata dalla combinazione dei termini italiani distrazione, goffaggine o peggio inesperienza con la parola espressione. L’esperienza e l’intelligenza insegnano quanto circostanze e interlocutori determinino l’opportunità dei toni. Non sai evitare gaffe, sei fuori.
Terzo. Gli interlocutori, appunto.
Quelli in grado di comprendere e gestire parole composte in messaggio; quelli che non lo sono; quelli che le strumentalizzano. Le parole si pronunciano perché se ne conosce significato e portata; e se a pronunciarle è un soggetto pubblico, perché possano essere comprese.
Ciò detto, Lady La Guardia, a pensarla bene, ignora.
Ma solo a pensarla bene.