La ricerca Better call GPT, comparing Large Language Models against lawyers mette a confronto l’operato degli strumenti di AI generativa con quello degli avvocati in merito ad alcune attività legali.

È stata svolta da un gruppo di ricercatori neozelandesi appartenenti alla società Onit, leader mondiale nel settore dei software e dell’Intelligenza Artificiale. In particolare, i professionisti hanno testato i principali modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) di OpenAI come Gemini (ex Google Bard) e Amazon nella lettura dei contratti di appalto reali.

È emerso che i modelli più avanzati sono in grado di lavorare sul testo con la stessa accuratezza della controparte umana, soprattutto per quanto riguarda l’individuazione di problemi nei contratti. Inoltre, la velocità dei software di AI, a cui sono bastati pochi secondi per portare a termine il lavoro, non è paragonabile a quella degli avvocati, ai quali ci è voluta più di un’ora. Anche la componente dei costi gioca un ruolo chiave: secondo i ricercatori, infatti, gli LLM hanno un costo di soli 2 centesimi per contratto, contro i 74 dollari di un avvocato junior.

L’AI rimpiazzerà gli avvocati?

È evidente che il risparmio di tempo e di denaro renda l’AI uno strumento efficace in ambito legale, a tal punto che potrebbe sostituirsi al lavoro degli avvocati. Tuttavia, è opportuno e fondamentale considerare gli obblighi etici in capo agli avvocati: l’utilizzo dell’AI, infatti, solleva problemi per quanto riguarda la privacy dei clienti e la sicurezza dei dati degli stessi, a differenza degli avvocati.

La prospettiva futura delineata dalla ricerca è quella di una collaborazione uomo-macchina, all’interno della quale il lavoro verrà sostanzialmente affidato alla tecnologia, mentre alla componente umana spetterebbe il controllo e l’approfondimento sull’operato.

Ad ogni modo, è lecito domandarsi se il miglioramento delle performance degli strumenti di OpenAI possa condurre in futuro a una completa sostituzione della componente umana? La risposta è sì. Ma non siamo in un film di fantascienza: un apocalittico dominio della tecnologia è ancora lontano.