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Redazione

10/11/2023

Che fine ha fatto Clubhouse?

L'apparente scomparsa del social vocale

Può essere l’inizio di una storia infinita o un attimo intenso e fugace. Il successo è così: arrivi alle stelle e ci rimani oppure ritorni al punto di partenza. Che il futuro sia imprevedibile è cosa innegabile, ma, soprattutto quando si parla di social media, non sono le Moire, le tessitrici della vita raccontate dalla mitologia greca, a determinarne le sorti. In questi casi il destino è scritto da due eroine: Idea e Strategia, che solo insieme possono prosperare.

Questa è la morale della favola di Clubhouse, il social network dedicato alla comunicazione vocale, fondato da Paul Davison e Rohan Seth, ex impiegato di Google. Diventato popolarissimo all’inizio del 2020, a giugno dell’anno seguente raggiunge i 17 milioni di utenti mensili attivi. Un successo enorme e rapido, poi il tracollo improvviso e i diversi tentativi della casa madre per cercare di risollevarsi.

Ma come è iniziata la vicenda?

C’era una volta un mondo colpito da una terribile pandemia. Mentre le persone erano costrette a isolarsi per evitare il contagio, la Alpha Exploration Co. lanciava Clubhouse, un nuovo social network basato su chat audio a cui si poteva accedere solo su invito. Una dimensione digitale che riproduceva le dinamiche di un evento, come una fiera o una festa: gli utenti potevano “spostarsi” da una stanza all’altra e decidere di aggregarsi alle conversazioni che ritenevano interessanti. In un momento in cui alle persone era vietato di uscire di casa, un nuovo social permetteva di conversare come succede ai party: l’idea era perfetta!

Il sapore di esclusività e l’iscrizione da parte di notissimi personaggi, come Ophra Winfrey, fecero il resto, e ben presto l’app registrò il boom dell’app: tutti ne parlavano e tutti volevano farne parte. Un fenomeno planetario valutato quattro milioni di dollari.

Ma ogni storia è fatta da vittorie e sconfitte. Dopo aver raggiunto il top, Clubhouse è caduto a piena velocità nelle tenebre del regno dell’anonimato. Secondo i dati elaborati da SensorTower, nel 2022 le installazioni dell’app sono diminuite dell’83% su scala globale, mentre in Italia sono calate del 95% rispetto al 2021.

Esaminando la vicenda a posteriori, diversi sono stati i passi falsi:

  • la versione Android dell’app è arrivata molti mesi dopo la nascita del progetto;
  • la piattaforma ha funzionato solo su invito fino a luglio 2021;
  • la concorrenza ha dato il colpo di grazia, e altre piattaforme hanno rubato l’idea trasformandola in una semplice funzionalità.

Clubhouse ora sta combattendo per rimanere nel mercato rinunciando progressivamente alla versione audio-only. Dopo aver ceduto alle chat per dare la possibilità agli user di dialogare durante una diretta, ha lanciato due novità: Wave, una funzione per organizzare eventi in modo più rapido e, Houses, che consente di creare comunità private.

Che ne sarà di Clubhouse?

Ai posteri l’ardua sentenza. Un buon canale per monitorare la situazione, oltre ai dati ufficiali, è sicuramente LinkedIn: al momento Clubhouse ha aperto tre posizioni lavorative per Software Engineer.

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