Si è parlato spesso degli errori della gestione commissariale di Alitalia.
Sulla gestione della compagnia aerea italiana non sta a noi sentenziare, dovremmo sentirci garantiti dalle scelte dei nominati a tutelare l’interesse generale. Che si esprimano sostenitori e detrattori.
Ma sentiamo necessaria una riflessione sulla convinzione che le responsabilità nella guida dell’azienda non vengano correttamente rivelate per la bravura dei responsabili della comunicazione Alitalia, che annacquerebbero la realtà.
Comunicazione non significa contraffazione e quindi ne difendiamo l’autenticità, prendendo le distanze da chi ne fa uso improprio.
Nel caos delle fonti mediatiche, deve imporsi una comunicazione etica, per non arrendersi al fatto che chiunque possa accedervi.
Siamo per il rigore deontologico nella comunicazione orientata al bello, al vero.
Comunicazione non è marketing, non è pubblicità; non dobbiamo vendere qualcosa per forza.
La comunicazione non è giornalismo. Può semplificare e sorprendere, non banalizzare né cedere al sensazionalismo.
La comunicazione è armonia di contenuti, stili, idee e strumenti.
Raccontare la propria versione della storia è raccontare una storia. Ma per noi la comunicazione è raccontare storie vere.