Come i grandi letterati del passato, una Laurea in Giurisprudenza accantonata per fare spazio alla cucina, grande passione trasmessa da mamma e nonna. Poi il successo: una stella Michelin, numerosi premi e riconoscenze, mille progetti e il Rotary. La vita di Cristina Bowerman è tutt’altro che noiosa, e lo ha raccontato molto bene a Rotary Italia, di cui è ambassador per la campagna mondiale End Polio Now.
Cristina Bowerman, chef stella Michelin, nasce a Cerignola (FG) e nel 1992, dopo la Laurea in Giurisprudenza, lascia la Puglia per gli USA, destinazione California. Qui alterna gli studi forensi e quelli in graphic design al lavoro da Higher Grounds, coffee house di San Francisco.
Nel 1998 si trasferisce ad Austin, dove consegue la laurea in Culinary Arts. Nel 2005, torna finalmente in Italia, approdando al Convivio Troiani a Roma e poi da Glass Hostaria. È in questi anni che Cristina affina e definisce la sua arte culinaria. Roma viene conquistata totalmente dalla sua cucina e, nel 2010, le viene assegnata la stella Michelin. Nel novembre del 2012 Cristina e il suo socio Fabio Spada danno vita a Romeo Chef&Baker, un contenitore poliedrico che spazia dai food truck allo stand molto pop del mercato di Testaccio passando per pane artigianale, pizza, gelati e cocktail.
Cristina è molto impegnata a livello sociale. Tra le attività di rilievo ricordiamo ACTION AID, AISM e Fiorano For Kids, di cui è uno dei 10 fondatori.
Federico De Cesare Viola ha affermato “La Bowerman story è un antidoto contro i luoghi comuni… Si può essere donna, mamma, imprenditrice e cuoca stellata. Decidete voi l’ordine”. In realtà, come riesci a conciliare tutti questi “ruoli”?
Dal mio punto di vista non è propriamente una conciliazione di ruoli, ma il divenire – e non definito! – della mia evoluzione. Non negando che spesso è molto faticoso essere me, non posso nemmeno negare che mi sento molto a mio agio in questo punto della mia vita e non smetto di credere che non è mai troppo tardi per inaugurare nuove carriere e orizzonti, inseguire nuovi sogni imparare cose nuove avendo il coraggio di misurarci con tutto quello che non conosciamo, che è proprio tantissimo. Amo una per una tutte le cose che sono oggi nella mia vita e mio figlio è la cosa più importante.
Chi è davvero Cristina Bowerman?
Madre di Luca, infaticabile lavoratrice prima e imprenditrice poi, chef stellata, presidente degli ambasciatori del gusto, italiana, pugliese e anche felice di essere statunitense; arrivata a Roma dopo gli anni americani per imparare nuovamente la vita italiana e poi rimasta qui a emozionarsi ogni giorno per questa splendida avventura che si chiama Glass, Romeo, Giulietta, Frigo, CUPS con le mie brigate e il mio team su cui punto ogni giorno. Cristina è una, nessuna e centomila!
Sei sempre stata molto impegnata a livello sociale: Action AID, AISM e Fiorano For Kids tra le attività di maggior rilievo. Ora sei anche Ambassador della campagna End Polio Now di Rotary International. Dove nasce questo tuo impegno? C’è qualcuno in particolare che ti ha spinta in questa scelta di diventare ambassador?
Da sempre ho sperato di poter avere nella mia vita la possibilità e lo spazio per migliorare qualcosa in tutte quelle zone grigie che sono la parte dolorosa di questo mondo. Provare a cambiare o almeno a muovere dei passi per. Non è una questione di coscienza o di visibilità ma prima di tutto di sofferenza ed empatia nei confronti di tutto quello che accade a due passi da noi e dai nostri mondi dorati in cui il dolore potrebbe non esistere se non quando ci tocca da vicino. Non smetto mai di pensare che la vita di chi soffre è la vita di tutti noi e di questo abbiamo sì responsabilità civile e morale, ma prima di tutto umana verso gli altri umani.
Sensibilizzazione e/o visibilità: quanto è importante la figura degli ambassador o delle celebrità in questa battaglia contro la poliomielite?
Quando la nostra immagine diviene pubblica, le persone ti riconoscono per strada e inizi a familiarizzare con l’idea di avere dei fan è l’ora di fare i conti con il dovere di non stare a gingillarsi allo specchio e di prestarla rendendola strumento di messaggi fondamentali. La poliomielite, la fame nel mondo, l’AIDS, il cancro, le violenze sulle donne e potei continuare all’infinito. L’importanza di sfruttare la propria visibilità a favore della battaglia contro la poliomielite sta proprio nell’attrarre l’attenzione di tutti per sensibilizzare e diffondere questo messaggio importante su una malattia gravissima. La polio esiste seppure soltanto in alcune parti del mondo, ma oggi gli scambi e i viaggi sono moltissimi e rapidi e di conseguenza più si accorciano le distanze più aumenta la possibilità che il virus arrivi ovunque. Bisogna alzare la percentuale di immunizzazione a livello mondiale il più possibile e velocemente. La poliomielite è una malattia enorme e orribile e si contrae molto facilmente. Questo è una grande obiettivo e desidero fortemente che sia raggiunto.
Il 6 giugno 2018 hai partecipato all’evento speciale di raccolta fondi End Polio Now all’interno del Colosseo, insieme all’attore Russel Crowe. Chi sono i veri gladiatori di questa battaglia contro la poliomielite?
Credo che scuole e sanità dovrebbero prendersi per mano e dedicare a questo tema un tempo specifico con azioni specifiche. Bisogna connettersi a livello mondiale e soprattutto guardare quanto sono corte le distanze e quanto è facile contrarre il virus della poliomielite. I topi portavano la peste dalle navi quando il mondo era ancora un grande mistero raccontato dalle fantasie di chi immaginava l’oltreoceano. Oggi viaggiamo in aereo e raggiungiamo mondi lontanissimi in pochissimo tempo. Se non raggiungiamo l’obiettivo dell’immunizzazione esponiamo il mondo a gravi rischi. È importante raggiungere l’eradicazione totale della polio per evitare l’aumento di nuovi casi in tutto il mondo. Come è possibile coinvolgere tutti gli individui per aumentare l’efficacia di questa battaglia che non può essere persa? Stabilendo obblighi di vaccinazione severi, comunicando con le istituzioni, creando delle missioni specifiche, attraendo il più possibile l’attenzione sul tema senza tregua e senza perdere nemmeno un minuto di tempo: l’ignoranza è il nostro primo nemico e va combattuta con un’informazione capillare e scrupolosa.
Come sei venuta a conoscenza del Rotary? Perché è così difficile per il grande pubblico capire che cosa fa il Rotary? Come porvi rimedio, a tuo avviso?
Ho conosciuto il Rotary da ragazzina a scuola in occasione di una campagna a favore della ricerca del cancro. Credo che non sia mai facile ottenere la comprensione su larga scala soprattutto quando si tratta di campagne umanitarie. La prima insidia – e parlo in generale – sta nel linguaggio con cui si presenta se stessi al grande pubblico. I grandi temi di questa insidia sono in primo luogo stabilire cosa intendiamo per grande pubblico e quali linguaggi possono essere utilizzati per comunicare il senso dei propri contenuti attraverso la propria immagine e storia. I linguaggi poi vanno aggiornati di continuo perché il mondo cambia di continuo e il grande pubblico è il primo ricettore di queste trasformazioni. Come dicevo all’inizio dell’intervista, la maggior parte dei viventi non ama confondere e contaminare il proprio quotidiano con la sofferenza degli altri anche se sono a un passo da noi. D’altro canto credo anche che la beneficienza sia in parte connesso al livello di benessere personale che apre spazi, tempo, denaro e speranze che certe vite in bilico non possono chiaramente avere. Un altro aspetto potrebbe essere che le cause charity sono considerate un settore da celebrity ed è generalmente creduto impossibile far del bene in tanti modi anche solo iniziando a uscire dal perimetro segnato dal nostro naso e guardando oltre la propria tranquillità – per chi ce l’ha.
Quali sono le sfide più importanti della nostra società, oggi e per il futuro?
La più grande sfida è non perdere la lucidità e la consapevolezza e soprattutto la tenacia. Il mondo cambia di continuo ma allo stesso tempo è sempre uguale: nello Yemen per esempio, la fame uccide più delle bombe. La sfida è sempre la parità, fra umani prima di tutto.
Qual è la ricetta per provare a cambiare il mondo?
Prometto solennemente che quando la troverò la condividerò in prima assoluta mondiale con Rotary Italia! Per ora posso dire: fare tutti un po’ e avvicinarci ai mondi che soffrono per provare a cambiarli. Uniti siamo fortissimi.