Abbiamo seguito il convegno “Strategie educative per i diversi stili di apprendimento” all’Università IULM di Milano. Tra i relatori, l’Onorevole Valentina Aprea, membro della Commissione Cultura della Camera dei deputati.
Condividiamo il suo pensiero in merito a istruzione e formazione di fronte alla quarta rivoluzione industriale. La scuola italiana è troppo spesso ostile a un costruttivo ricambio generazionale, avversa a colmare l’enorme divario digitale che la distingue negativamente da altre realtà europee. Una situazione preoccupante.
Nel 2020 avremo 200 milioni di nuove opportunità lavorative. E saranno richieste nuove conoscenze e competenze, che la scuola oggi non è in grado di garantire. Stiamo parlando di problem solving, pensiero critico, team working, coding, intelligenza emotiva e negoziazione: sono le competenze più richieste nei prossimi due anni, escluse dai piani formativi scolastici italiani. La tecnologia non è una minaccia, è opportunità.
L’istruzione italiana deve rinnovare sé stessa e le proprie strategie d’insegnamento. E deve farlo subito. Perché il futuro del nostro Paese dipende da preparazione e conoscenza, non da un reddito di cittadinanza.