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Redazione

03/10/2019

Nel fantastico mondo di OZMO

Ozmo, pseudonimo di Gionata Gesi, è un artista di fama internazionale.

Dopo essersi formato all’Accademia delle Belle Arti di Firenze, nel 2001 si trasferisce a Milano diventando protagonista indiscusso e pioniere della Street Art italiana. Firma monumentali interventi in centri sociali e spazi alternativi, tra cui il Leoncavallo, contribuendo a realizzare quella che verrà definita “la Cappella Sistina della contemporaneità”. Nel 2011 dipinge a Londra, a Shoreditch, accanto a opere di Bansky. Nel 2012 espone una rassegna dei suoi principali lavori al Museo del Novecento di Milano e realizza uno dei suoi più importanti interventi sulla terrazza del Museo di Arte Contemporanea di Roma con l’opera “Voi valete più di molti passeri”. Nel 2013 le sue opere raggiungono il Brasile e Capo Verde. La Treccani gli dedica una pagina nella prestigiosa enciclopedia. Dal 2014 gira il mondo, i suoi murales e interventi pubblici si possono trovare a Chicago, Miami, Shanghai, Chengdu, New York, Parigi e Pisa.

Nel 2019 realizza un’opera al Tribunale di Rieti, il primo intervento di Street Art su un muro di un tribunale italiano.

Quando hai iniziato a dipingere?

A 3 anni, copiando Mickey Mouserimasi scioccato nel constatare la mia bravura.

Nello stesso anno, non so se prima o dopo il disegno di topolino, superai il figurativo prendendo un pennarello e facendo una linea per tutta la casa, alla mia altezza. Mio padre non la prese bene, ma mia mamma si complimentò incoraggiandomi.

Street Art, Writing o Graffiti. Facciamo chiarezza sulle definizioni.

Trovo sempre il termine Street Art usato a sproposito dagli addetti ai lavori.Storicamente il writingo graffitisi sviluppa prima della Street Art. É un fenomeno che contiene al suo interno varie componenti: ribellione, arte, creatività, illegalità.Per questo analizzare il fenomeno dei graffiti in termini solamente artistici (come solamente criminalizzarli) non permette una profonda comprensione.

La Street Art è ormai una sorta di etichetta onnicomprensiva che include anche i graffiti, ma di fatto storicamente (lo racconto avendo partecipato a entrambi i fenomeni in prima persona) è derivato dal fenomeno dei graffiti (ovvero scrivere il proprio nome), evolvendosi verso un ambito figurativo e più comprensibile per chi i graffiti non poteva decifrare. A mio avviso non esiste Street Art se parliamo di un murales, o qualsiasi altro intervento, commissionato o non illegale. Per questo le mostre o i festival che utilizzano questa etichetta sono dei falsi ideologici, una piccola truffa, che purtroppo spesso, a causa dell’ignoranza giornalistica o di chi dovrebbe spiegare questo fenomeno al pubblico, sono quasi obbligati ad attuare per adattarsi all’utilizzo errato di questi termini.

Cosa significa lo pseudonimo OZMO?

Un graffitaro scrive e disegna sempre il proprio nome, ma in modo più evoluto e interessante: connette lettere, le spezza, aggiunge colori ed elementi per intrecciarle, ma il nome deve essere sempre leggibile. Il nome è stato scelto per l’interesse formale delle lettere. Una Ze una M sono interessanti da spezzettare ulteriormente, mentre le Osono poco interpretabili (se si modificano diventano subito 8, U, oppure D). La Oe la Itradizionalmente sono lettere che vengono sostituite con elementi figurativi.

Altri acronimi con altri significati sono stati trovati a posteriori.

Da dove prendi ispirazione per le tue opere?

L’ispirazione può solo essere divina. Molti elementi però possono funzionare da mediatori. Connetto il mio studio di tarocchi, simbologie, miti e religioni con il contesto dove mi trovo e con una piccola spolverata di ironia pop.

Il posto più strano dove hai fatto un murales?

Nel cuore di marmo di una montagna sopra Carrara. 

È l’opera che influenza l’ambiente o l’ambiente che influenza l’opera?

È l’ambiente che influenza l’opera, che successivamente influenzerà l’ambiente e chi lo vive, innalzandone l’alchimia.

Se questo non succede allora l’opera è inutile o peggio dannosa

Oggi sei un artista di affermata fama internazionale. È complicato vivere d’arte oggi?

Non saprei definire il significato di “complicato”; forse era più complicato quando ero imprenditore e trascorrevo tutte le mie giornate in ufficio. Ma anche vivere d’arte oggi è complicato, in un contesto come quello italiano, non brillante dal punto di vista economico e culturale.

Qual è lo stato della Street Art in Italia? E all’estero?

Tutta Italia si fregia della Street Art, ogni paese ha la propria iniziativa comunale, il che è un bene, anche se aspirerei più alla qualità rispetto che alla quantità. Sono passati 20 anni da quando installavamo adesivi, poster e realizzavamo murales a Milano, vera avanguardia in Italia.Oggi, ogni città possiede il proprio gruppo di street artist, più o meno riconosciuti e validi. Paradossalmente Milano è l’unico contesto italiano dove non esiste più la Street Art oggi: il vaccino forse ha funzionato.

All’estero invece c’è più interesse e concrete possibilità attorno all’arte e alla pubblicità, anche se a mio avviso molta Street Art rimane piuttosto superficiale e fumettosa, soprattutto negli USA.

Cambiamenti climatici, inquinamento, rifiuti: il mondo è malato. Come l’arte può creare consapevolezza in favore dell’ambiente e della sua tutela?

Qualsiasi mezzo espressivo può creare consapevolezza. È importante farlo in modo appropriato, senza cavalcare facili argomenti solo per ottenere visibilità, realizzando opere banali, didascaliche o kitsch.

Hai mai creato un’opera per sensibilizzare l’opinione pubblica in merito alla sostenibilità ambientale?

Ho realizzato opere per aumentare il livello di consapevolezza. E questo, indirettamente, fa bene anche all’ambiente.

Dipingere un muro può rendere il nostro pianeta un luogo più bello?

Qualsiasi cosa può rendere il nostro mondo migliore, se realizzata con il giusto intento.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Smettere di avere paura e maggiore fede nel presente.

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