Il cambiamento è nell’aria. Lo respiriamo, lo vediamo, lo sentiamo sulla nostra pelle. E lo assorbiamo: qualche volta riuscendo a elaborarlo e a renderlo parte del nostro essere, qualche volta accettandolo a fatica, facendo in modo che ci vada bene, pur non essendone completamente convinti.
Che si tratti di vita privata, professionale, associativa, la necessità di comprendere il cambiamento è fondamentale: ci permette di focalizzare il perché delle circostanze e dei motivi capaci di generarlo, e ci permette anche di stimolare la nostra intelligenza, perché possa individuare codici sempre nuovi, che ci tengano in stretta relazione con l’ambiente e le persone attorno a noi.
Oggi si tende a spiegare tutto nell’ottica del cambiamento, e anche l’emotività individuale, per non dire di quella collettiva, è spesso messa duramente alla prova di fronte agli accadimenti generati dall’uomo e dall’ambiente, che si tratti del presente o di letture e riletture storiche, sociali, culturali. Ciò che può certamente rappresentare una funzione essenziale del nostro essere soggetti e non oggetti del cambiamento è la capacità di tradurre il significato di cambiamento in opportunità, farne un chiave di lettura e interpretazione del nostro tempo nell’ottica ottimistica del miglioramento.
Un atteggiamento che richiede impegno e competenze e che rappresenta la perfetta sintesi del principio di professionalità.