Ottant’anni dopo la firma della Carta delle Nazioni Unite, il tema non è celebrare una ricorrenza, ma la funzione dell’Istituzione. Non solo la memoria, ma l’efficacia.
Il mondo che diede origine all’ONU nel 1945 usciva da una guerra devastante, totale. Cercava strumenti nuovi, per evitare che si potessero ripetere i suoi numerosi fallimenti.
Il mondo di oggi, profondamente diverso, si trova di fronte a fragilità analoghe, tra conflitti armati, disuguaglianze crescenti, crisi ambientali e sanitarie, e tensioni geopolitiche che mettono in discussione il principio di cooperazione multilaterale su cui si fonda l’ONU. In questo contesto, il rapporto tra le Nazioni Unite e il Rotary International non è un fatto semplicemente simbolico, ma strutturale. Sin dalla Conferenza di San Francisco del 1945, il Rotary ha rappresentato una presenza attiva e riconosciuta nei processi di costruzione del dialogo internazionale, non come soggetto politico, ma come rete civica globale, capace di portare metodo, competenze e credibilità dentro le dinamiche istituzionali.
La distinzione è sostanziale. Il Rotary non esercita potere, genera fiducia. E oggi la fiducia è una delle risorse più scarse e ambite al tempo stesso.
Mentre il multilateralismo affronta una fase di indebolimento, in una crescente frammentazione che incide perfino sugli interessi interni delle singole nazioni, il valore del Rotary risiede nella capacità di rendere operativi i grandi obiettivi globali, traducendo strategie in progetti. Collegare le istituzioni ai territori, significa cercare di dare continuità alle azioni, superando il ciclo delle emergenze, per rendere ogni scelta più strutturata e sostenibile.
La collaborazione con le agenzie delle Nazioni Unite nei campi della salute globale, dell’istruzione, della tutela ambientale e della costruzione della pace dimostra che le grandi sfide non si risolvono per dichiarazione, ma per alleanze solide e durature. L’eradicazione della polio ne è l’esempio più evidente, ma non l’unico. Altrettanto esemplificativi sono i Centri della Pace del Rotary, i programmi di sviluppo comunitario, le iniziative sulla prevenzione e sul benessere che raccontano una visione coerente: il cambiamento sostenibile è un processo, non un evento.
Ora che le istituzioni internazionali sono percepite distanti, il Rotary continua a operare come infrastruttura di prossimità, capace di mantenere uno sguardo globale: questa doppia dimensione – locale e internazionale – ne mantiene la reputazione di interlocutore credibile, anche nel contesto istituzionale.
Il futuro della cooperazione internazionale non dipenderà solo dalle architetture formali che a livello partitico si vorranno disegnare, ma dalla capacità politica di tessere reti affidabili e di sostenerle nel tempo, con competenza, continuità e responsabilità.
In questo spazio di decisiva discrezione e concretezza, il Rotary continua a svolgere il proprio ruolo.


