Pace e prevenzione dei conflitti. Relazioni consistenti e durature tra i popoli. C’è un ruolo per il Rotary, nella complessità delle dinamiche socioeconomiche internazionali, che vada al di là dell’aiuto umanitario, che ridefinisca la dinamica associativa oggi così fortemente orientata al fare?
Il dibattito, lungo come la sua storia, che continuamente cerca di bilanciare le anime di un Rotary capace di interpretare e rappresentare la contemporaneità, dovrebbe manifestarsi in tutta la sua importanza, mentre si ripresenta la guerra. Se un ruolo c’è, certamente non basta che si concretizzi nel fare. Perché i rotariani sapranno accogliere e assistere, e per questo potranno essere poi ringraziati, anche senza volerlo. Ma dovrebbero essere là dove si pensa la pace, dove la si tratta, dopo averla sognata e auspicata. E per questo pure potrebbero essere ringraziati, ma più di ogni cosa potrebbero, o addirittura dovrebbero, essere riconosciuti, in questo caso volendolo. È opportuno dare valore alla riflessione sul carattere dell’identità associativa che dipende dall’essere dei rotariani, presenti, competenti, influenti.
Significa rimettere al centro le dinamiche qualitative della nostra Associazione, tra formazione universitaria nei Centri della Pace del Rotary, per affrontare il futuro attraverso la crescita professionale di nuove generazioni dedicate alle relazioni diplomatiche internazionali; e sistematica ricerca di leader che nelle rispettive comunità pensino e agiscano nel più autentico solco del servizio rotariano, vera e propria cultura del civile sviluppo umano, e per questo siano chiamati nel Rotary.
Molti motti presidenziali, nell’arricchire di diversità culturali il fondamentale Service above Self, sono stati di ispirazione per il contributo del Rotary alla pace, fino al Imagine Rotary del prossimo futuro, lunga eco di una delle più evocative rappresentazioni dell’attivismo pacifista originatosi negli anni 70. Ma rilevanza e continuità soltanto, riprendendo il fondamentale pensiero di Carlo Ravizza, potranno darci – o restituirci – credibilità. Anche sui temi fondamentali che si ripropongono nei cicli della storia. E che la comunicazione, l’immagine pubblica e le pubbliche relazioni istituzionali possono contribuire a rendere chiara identità.
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