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Redazione

04/09/2019

Aranzulla: Intraprendenza e volontà

Il primo traguardo Salvatore Aranzulla lo ha raggiunto all'età di 10 anni, quando riuscì a convincere i genitori a comprargli un computer.

Ancora non sapeva che quella sarebbe stata la prima tappa di un successo che dura da un ventennio.

Divulgatore, problem solver, imprenditore e, soprattutto, fondatore di uno dei 30 siti italiani più visitati di sempre: Salvatore, classe 1990, ha creato aranzulla.it nella sua cameretta di Mirabella Imbaccari, in provincia di Catania, ed è diventato una vera istituzione nel panorama informatico nostrano.

Un esempio di come l’intraprendenza, impegno e volontà possano portare al raggiungimento di grandi risultati.

Aranzulla.it nasce come passatempo per poi diventare una professione. Cosa l’ha spinta a impegnarsi in un’attività che richiedeva di acquisire, da solo, nuove competenze?

Il legame con l’informatica è nato per caso nel 2000, quando convinsi i miei genitori ad acquistare il mio primo computer. Ogni giorno, cercavo da solo di capirne il funzionamento. I miei compagni di scuola iniziarono così a chiedermi aiuto per risolvere i problemi che riscontravano con i loro computer. Spesso le domande si ripetevano, così decisi di trascrivere le risposte, stampando vere e proprie guide da distribuire. Nel 2002, connesso a internet, creai il mio sito web, per consigli e suggerimenti online.

Nel 2008, aranzulla.itcontava 300.000 visualizzazioni mensili; decisi così di inserire banner pubblicitari che affiancavano i contenuti gratuiti. Di lì a poco mi resi conto di aver posto le basi del mio futuro lavoro: aiutare gli altri risolvendo i loro problemi con la tecnologia guadagnando tramite i banner pubblicitari.

Oggi, 4 italiani su 10 risolvono i loro problemi informatici grazie ai miei contenuti.

La nostra società è caratterizzata dall’incertezza. Come possiamo preparare i giovani a essere flessibili al cambiamento continuo?

Ognuno di noi deve conoscersi per comprendere la propria inclinazione; una volta individuata la propria strada, bisogna impegnarsi costantemente e formarsi per perseguire l’obiettivo.

Avere una formazione universitaria è importante, così come lo è l’esperienza sul campo. Qui entra in gioco l’umiltà di partire dal basso, acquisendo e imparando la professione da chi il lavoro lo svolge da anni.

Bisogna avere una formazione multipla: io ho una laurea in economia e management ma ho fatto per tantissimi anni il redattore di articoli, ho sviluppato e sviluppo ancora oggi il mio sito. Avere una propensione multidisciplinare ti permette di avere una visione d’insieme.

Ritiene che le risorse messe a disposizione dei giovani siano funzionali ad affrontare le sfide del futuro? Qual è il ruolo della scuola?

Creai il sito aranzulla.it seguendo le guide online in lingua inglese: con costanza e perseveranza riuscii ad acquisire dimestichezza e a imparare i diversi linguaggi di programmazione web. All’epoca il materiale a disposizione era limitato, ma oggi gli strumenti sono molti, e alla portata di tutti, anche in italiano. Oggi non ci sono scuse!

Ciò che serve è la volontà di cercare nuove informazioni, di formarsi e di intraprendere un processo che vada oltre quello della scuola. Quest’ultima deve fornire le basi e nello stesso tempo dare ai ragazzi l’opportunità di sperimentare in totale autonomia. Tutto risiede nell’indole personale.

Quando mi trasferii a Milano, di giorno studiavo alla Bocconi, e di sera continuavo a lavorare e a formare la mia impresa.

Da Mirabella Imbaccari si è trasferito a Milano. Perché?

Ho la fortuna di operare in un settore in cui è possibile lavorare da qualsiasi parte d’Italia o del mondo, basta avere la connessione a internet. La scelta di trasferirmi a Milano è dovuta alle maggiori opportunità economiche e logistiche. Da non sottovalutare poi la velocità della connessione, nel capoluogo lombardo oggi si naviga alla velocità del 5G. Sono stato spesso all’estero per lavoro, ma torno sempre a Milano.

Cosa pensa dei “cervelli in fuga”?

Ognuno deve essere libero di prendere le proprie decisioni con consapevolezza e senza remore, valutando attentamente vantaggi e svantaggi.

Ascoltare gli utenti e dare loro risposte. Un modus operandi costante nel tempo.

Lo stile editoriale di aranzulla.it è rimasto lo stesso fin dalla nascita: un linguaggio semplice accessibile a chiunque, l’unico presupposto è quello di saper accendere un computer!

Ritengo che le parole siano più funzionali nella risoluzione dei problemi rispetto, per esempio, ai video.

Lo stile non è cambiato ma sono cambiati gli argomenti: dai computer agli smartphone, dalle applicazioni ai social network; e questo non ci pone limiti per il futuro, perché siamo capaci di recepire le trasformazioni del mercato.

Quali sono le competenze richieste oggi da lei e dal mondo del lavoro?

La crescita della mia attività ha richiesto l’inserimento di collaboratori. Per aranzulla.it sono ovviamente richieste competenze tecnologiche e capacità di scrittura, ma soprattutto flessibilità, curiosità e la capacità di mettersi in gioco. Trovo svilente chi si accontenta di quello che ha senza cercare di migliorarsi.

Secondo Daniel Goleman le competenze tecniche di un imprenditore devono essere supportate da una componente emotiva. È d’accordo?

Un team è composto da collaboratori con sensibilità diverse e per questo è necessario interagire con ognuno di loro in maniera differente. Solo riconoscendo le potenzialità della singola persona si può creare un rapporto basato sulla stima: nel mio caso, i collaboratori hanno sempre fornito feedback molto positivi e io sono felice di lavorare con loro.

I social network sono nati quando la sua attività era già avviata. Com’è il suo rapporto con queste piattaforme, a livello professionale e personale?

Per alcuni siti i social rappresentano un’importante fonte di traffico, ma nel caso di aranzulla.itsono solo argomento editoriale.

Sono attive le pagine social ufficiali per condividere gli eventi a cui partecipo e le collaborazioni con le aziende anche se il nostro focus rimane il sito, tutto il resto è contorno. Utilizzo queste piattaforme come strumento collegato al mio lavoro, non per finalità personali, perché spesso la vita che rappresentano non corrisponde alla realtà.

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